“La BCE che,
conformemente all'articolo 282, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento
dell'Unione europea, ha personalità giuridica,
ha in ciascuno degli Stati membri la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dai
rispettivi ordinamenti; essa può in particolare acquisire o alienare beni mobili e immobili e stare in giudizio.” –
Trattato di Lisbona, Protocollo 4, Art 9, comma 1.
L’area dell’euro è nata nel gennaio 1999,
quando le banche centrali nazionali (BCN) di 11 Stati membri dell’Unione
europea (UE) hanno trasferito alla BCE le proprie competenze in materia di
politica monetaria, quindi dal 1° gennaio 1999 la Banca centrale europea (BCE)
ha assunto la responsabilità della conduzione della politica monetaria per
l’area dell’euro.
La BCE è dotata
di personalità giuridica ai sensi del diritto pubblico internazionale.
Per aderire all’area dell’euro ci
sono alcuni criteri di convergenza
da soddisfare, criteri che definiscono, sul piano economico e giuridico, i
presupposti per partecipare all’Unione economica e monetaria.
Questi criteri di convergenza sono sottoscritti
dai paesi membri nel Trattato di Lisbona, Art 140, e sono i seguenti:
1) stabilità dei prezzi (Il principio di “tre Stati membri che
hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi”,
viene utilizzato per la determinazione del valore di riferimento, e si applica
calcolando la media aritmetica semplice del tasso di inflazione dei tre paesi
in cui sono stati registrati i valori più bassi, poiché questi tassi sono
compatibili con la stabilità dei prezzi. – Art 140, comma 1, trattino 1,Protocollo
n 13);
2) bilancio pubblico (la BCE esprime un giudizio sull’andamento della
finanza pubblica di ogni stato ed esamina i principali indicatori relativi agli
andamenti dei conti pubblici concentrando la propria analisi sulle relazioni
fra l’evoluzione del disavanzo e quella del debito pubblico- Art 140, comma 1,
trattino 2. Il rapporto fra il disavanzo pubblico e il prodotto interno
lordo non deve superare il valore di riferimento fissato al 3% del PIL, e il
rapporto fra il debito pubblico e il PIL non deve superare il 60% del PIL- Art
26, comma 2) ;
3) l’andamento del tasso di cambio ( la BCE si rifà al parere formale
espresso dal Consiglio dell’IME e alla
relazione "Progress towards convergence”. I paesi membri devono mirare a
evitare significative fluttuazioni dei tassi di cambio, orientando le proprie
politiche al conseguimento della stabilità dei prezzi e alla riduzione dei
disavanzi di bilancio- Art 140, comma 1,
trattino 3);
4) l’andamento dei tassi d’interesse a lungo
termine (viene utilizzato come valore di riferimento il principio dei “tre
stati”, e il paese membro osservato non deve eccedere di oltre 2 punti
percentuali rispetto al valore di riferimento-
Art 140, comma 1, trattino 4).
La BCE e le banche centrali nazionali dei stati membri svolgono
in collaborazione i compiti ad esse conferiti, insieme formano la SEBC. La BCE
insieme alle BCN dei paesi che hanno introdotto la moneta unica, formano
l’Eurosistema. La SEBC come obiettivo principale ha quello di mantenere la
stabilità dei prezzi, e le sue funzioni fondamentali sono: definire e attuare
la politica monetaria per l’area dell’euro; svolgere le operazioni sui cambi; detenere e gestire le riserve ufficiali
dei paesi dell’area dell’euro; promuovere il regolare funzionamento dei sistemi
di pagamento. In più, la BCE ha il
diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno dell’area
dell’euro e acquisisce le informazioni statistiche necessarie per lo
svolgimento dei propri compiti dalle autorità nazionali competenti, oppure
direttamente dagli operatori economici in collaborazione con le BCN.
La totale indipendenza
della BCE è sancita dal Trattato e favorisce il mantenimento della stabilità
dei prezzi. La Banca dispone di un bilancio proprio, e il suo capitale è
sottoscritto e versato dalle BCN dell’area dell’euro. L’Eurosistema non può
concedere prestiti agli organi dell’UE né a enti pubblici nazionali, e
l’indipendenza dell’Eurosistema investe anche il piano operativo in quanto la
BCE dispone delle competenze e degli strumenti necessari per condurre una
politica monetaria efficiente e ha facoltà di decidere in autonomia quando e in
che modo farvi ricorso. L’indipendenza di una banca centrale si legittima nella
misura in cui questa è chiamata a rispondere dinanzi alle istituzioni
democratiche e ai cittadini delle azioni intraprese (per modo di dire), e la
BCE deve redigere un rapporto annuale sulla propria attività e sulla politica
monetaria dell’anno precedente e di quello in corso che viene sottoposto al
Parlamento europeo, al Consiglio UE, alla Commissione europea e al Consiglio
europeo.
La BCE detiene e gestisce due portafogli:
1) Portafoglio delle riserve ufficiali: assicura alla BCE liquidità
sufficiente per svolgere operazioni
sul mercato dei cambi in valute
di paesi non appartenenti all’UE (le riserve ufficiali della BCE sono state costituite il 1º
gennaio 1999, con l’introduzione dell’euro, mediante il conferimento alla BCE
di attività da parte delle banche centrali nazionali (BCN) entrate a far parte
dell’Eurosistema in quella data. Anche le BCN che vi hanno aderito
successivamente hanno trasferito riserve alla BCE, nella stessa proporzione
delle 11 BCN iniziali. Gli obiettivi perseguiti nella gestione delle riserve
ufficiali della BCE sono, in ordine di importanza, la liquidità, la sicurezza e
il rendimento degli investimenti. Il portafoglio
delle riserve ufficiali della BCE è costituito da dollari statunitensi, yen
giapponesi, oro e diritti speciali di prelievo. L’esatta composizione del
portafoglio muta nel tempo).
2) Portafoglio dei fondi propri: ha lo scopo di fornire alla BCE un
reddito a cui attingere per sostenere le spese operative e funge anche da
(capitale di) riserva per appianare eventuali perdite (Il portafoglio dei fondi
propri della BCE è costituito dalla quota investita del capitale versato della
BCE, nonché dalle consistenze della sua riserva generale e degli accantonamenti
a fronte dei rischi di cambio, di tasso di interesse e di prezzo dell’oro. Lo
scopo di tale portafoglio è fornire alla BCE un reddito che contribuisca a
coprire le spese operative).
Il capitale della BCE è sottoscritto dalle banche centrali nazionali
(BCN) di tutti gli Stati membri dell’UE. Le quote di partecipazione delle BCN
al capitale della BCE sono calcolate secondo uno schema che riflette il peso
percentuale del rispettivo Stato membro nella popolazione totale e nel prodotto
interno lordo dell’UE, due determinanti che incidono in pari misura. Il 69, 97%
delle quote sono versate dai paesi membri della zona euro, invece il restante
30,03% dagli altri paese membri dell’UE.
Le BCN dei 10 paesi dell’UE non appartenenti all’area dell’euro sono
tenute a versare una percentuale minima delle quote di capitale rispettivamente
sottoscritte e non hanno titolo a partecipare alla distribuzione degli utili,
né sono tenute al ripianamento delle perdite della BCE. I profitti e le perdite
netti della BCE sono distribuiti tra le BCN dei paesi dell’area dell’euro, come
segue:
1) un importo stabilito dal Consiglio direttivo, che non può superare il
20% del profitto netto, viene trasferito al fondo di riserva generale entro un
limite pari al 100% del capitale;
2) il rimanente profitto netto viene distribuito ai detentori di quote
della BCE in proporzione delle quote versate.
Qualora la BCE subisca una perdita, essa viene coperta dal fondo di
riserva generale della BCE.
L’ultimo aggiornamento sul sito della BCE, mostra un capitale della
Banca centrale pari a 10.760.652.402,58 euro.
Prima di natale, la BCE ha pensato bene di prestare 489 miliardi di euro
a circa 523 istituti bancari, tra quali anche quelli italiani, al modico tasso
di interesse pari all’uno percento, da restituire in 3 anni, azione mirata a
far aumentare la liquidità nella zona euro, per evitare soprattutto che le
banche restino senza risorse, per dare a loro volta prestiti alle aziende e ai
privati. Ma allora se le banche ricevono tutta questa liquidità, perché questo
denaro non viene rimesso in giro?
Grazie al governo Monti, che ha permesso agli istituti di credito di
emettere nuove obbligazioni, garantiti dalla stato, le banche possono mettersi
a riparo in caso di un peggioramento della crisi con i prestiti della BCE
all’1% di interessi, e allo stesso tempo comprare titoli di stato che rendono
il 6% o più…. Secondo la Banca d’Italia, gli istituti di credito italiani hanno
complessivamente un patrimonio intorno ai 228 miliardi di euro (….senza ricordare
tutte le evasioni fiscali scoperte da parte di quest'ultime e non ancora
saldate………….)
, quindi nel tempo potrebbero essere creati nuovi titoli per oltre 200 miliardi
e questi verrebbero poi dati in garanzia alla BCE in cambio di denaro.
Emilia