mercoledì 21 dicembre 2011

Cos'è oggi la povertà?



Nonostante i notevoli progressi tecnologici che si sono verificati negli ultimi anni, le condizioni di vita non sono migliorate per tutti, né al Nord, né al Sud del mondo. E’ nata tuttavia una nuova concezione di povertà, che si può applicare a certe fasce della popolazione. Per povertà infatti non si intende più solo una mancanza di ciò che e' necessario al benessere materiale, ma anche la negazione di opportunità e scelte essenziali per lo sviluppo umano, quali condurre una vita lunga, sana, creativa, godere di uno standard di vita dignitoso, godere di decoro, autostima, rispetto degli altri e delle cose cui le persone attribuiscono valore nella vita.
 Dividerei dunque questa tematica in due parti.
Il primo dei due casi è frequente soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, dove la gente vive in uno stato di miseria che spesso compromette la sopravvivenza stessa. Le cause di questa condizione sono molteplici. Un primo ostacolo può essere l’isolamento e la posizione geografica: condizioni climatiche estreme rendono difficile la produzione di prodotti essenziali, e il buono sfruttamento del terreno è impossibile. A questo si aggiungono inoltre problemi legati alla politica e alla storia, come la dittatura e la presenza di guerre civili, che distruggono il poco che si riesce a creare. Inoltre la povertà è strettamente legata alla mancanza di infrastrutture, prime tra tutti reti stradali  essenziali per comunicare. Connesso a questo è l’assenza di istruzione, senza la quale la popolazione non si accorge neanche di essere sfruttata e di vivere in una condizione miserabile. A fare in modo che le condizioni rimangano in questo modo poi ci sono gli interessi di persone che sfruttano queste situazioni per arricchirsi.
Il modo migliore per risolvere questa situazione sarebbe quello di intervenire sulle persone, mettendole in grado di comprendere la propria situazione. Invece di fornire aiuti momentanei, sarebbe poi più opportuno investire soldi nella creazione di un apparato produttivo autonomo e controllato dalle persone del posto.

Il modo migliore per risolvere questa situazione sarebbe quello di intervenire sulle persone, mettendole in grado di comprendere la propria situazione. Invece di fornire aiuti momentanei, sarebbe poi più opportuno investire soldi nella creazione di un apparato produttivo autonomo e controllato dalle persone del posto.
Il secondo “tipo” di povertà invece riguarda più coloro che vivono nei paesi più industrializzati. Questi non sono così poveri da non potere soddisfare i bisogni primari, ma nello stesso tempo devono continuare a vivere di stenti e di umiliazioni. In Italia, come rivela un’indagine dell’ISTAT, le persone con un reddito inferiore a 600 euro mensili sono più del 18%. Le cause sono molto varie e possono consistere in situazioni create dall’individuo attraverso negligenze o irresponsabilità, ma anche da problemi di salute, di cattiva sorte, di discriminazione sociale o da ambienti poco favorevoli.
A costoro si aggiunge quella che Maurizio Ferrara definisce una “sottoclasse di emarginati: barboni, homeless, disoccupati cronici, immigrati non integrati”, costretti nelle strade per scelta o per necessità. Questo fenomeno si sta proprio accentuando in questi giorni con l’aumentare del fenomeno dell’immigrazione. 
Eliminare la povertà è un problema che perdura da molti anni, ma che non si è mai riusciti a risolvere perché ciò va inevitabilmente contro ad altri interessi, ma come dice M.L. Bacci, “il grado di civiltà della società si misura anche dalla capacità di distribuire la ricchezza e di attenuare gli effetti negativi delle disuguaglianze”.