Sono una persona molto comoda e non amo i
mezzi pubblici, in particolar modo i treni.
E’ una specie di paura stupida, ne sono consapevole, ma puoi saltare giù
da un treno in corsa se hai preso quello sbagliato? Ad esempio sali sulla
freccia rossa per andare a Palermo e ti trovi a Milano, che fai?? Come non c’è
una freccia rossa che va a Palermo? Neanche bianca o argento? Cioè puoi andare
in 3 ore dal centro al nord, ma non in 3 ore dal centro al sud? Ma se non posso
usare il treno per andare in vacanza nella mia Italia, a che mi serve un treno
che mi porta in 3 ore da Milano a Parigi?
Beh, non siamo in grado di mettere in ordine
la rete ferroviaria a casa nostra, ma si insiste per costruire una che ci porti
a casa degli altri, e ahimè questi sono i “non sensi” della “non”- politica di
questi ultimi tempi…
Ho conosciuto persone che parlavano del Tav
e del movimento NoTav, e devo riconoscere che non ne sapevo molto di questo
movimento, nato circa 20 anni fa. Quello che sorprende è la costanza con quale
i cittadini che compongono questo movimento hanno portato avanti la loro
battaglia contro la costruzione di un’opera inutile, ma con un giro di soldi
immenso per poche tasche.
Tante sono state le manifestazioni fatte per
portare alla conoscenza dell’intero paese e dei governi che si sono succeduti,
le ragioni del loro “no”, ma sembra che tutti fanno orecchio da mercante, e
ultimamente la mediazione tra il movimento e le istituzioni è stato affidato
alle forze dell’ordine!!!
Facciamo un passo indietro…nel 1994, il Consiglio
Europeo stila un elenco di 14 progetti specifici TEN-T (Trans-European Networks – Transport), aggiornato
nel 2005 e portato a 30, da avviare prima del 2010. Lo scopo di TEN-T sarebbe
quello di riequilibrare
il trasporto merci contribuendo cosi alla riduzione del divario economico tra le regioni del continente
europeo e promuoverne lo sviluppo e con il nome “Progetto nr 6” ci viene presentato l’asse
ferroviario Lione – Trieste -Budapest - verso il confine ucraino.
Per
via della diversità da paese a paese della propria rete ferroviaria, della non
evoluzione della stessa che comporta una serie di intoppi tecnici e pratici,
per fare questo asse ferroviario servono ingenti investimenti, nonché un
importante lasso di tempo e diversi interventi sul territorio.
Conoscendo
i vizi di casa nostra, in che modo e a chi sono stati dati gli appalti tali lavori? Chi ci garantisce che la cifra iniziale e il tempo
stimato, necessari a tale “opera” non cambi strada facendo, come solito? E poi,
se i lavori erano da avviare entro il 2010, cosa ancora non fatta, come ci si
pone davanti all’Europa non avendo tenuto fede all’accordo preso? A meno che,
mettere una trivella per fare sondaggi sul terreno, espropriare con la forza i
terreni, recintare un cantiere fantasma, mettere posti di blocco si chiami
“iniziare a costruire”…
Tutte
domande retoriche, tranne la più importante, sono stati fatti adeguati
controlli per capire se sventrando un’altra volta le Alpi, non ci siano
pericoli per la salute dei cittadini e ripercussioni nel tempo per il
territorio stesso?
Oggi,
un fatto è chiaro per tanti, il movimento NoTav con la prepotenza e la violenza
si oppone allo sviluppo del paese, gente con cui non si può parlare secondo
certi politicanti, e per questo più che lecito usare un cospicuo numero di
agenti per portarli a ragionare….
Vi
lascio con alcune motivazioni, secondo quali il Tav non è solo un’opera inutile
e costosa, ma anche dannosa, sperando che le menti si aprano e le parole non
siano solo “critica gratuita” per beata ignoranza.
Pro Natura Piemonte
1) Una grande opera o è fortemente utile o è
fortemente dannosa, perché richiede investimenti
che vengono sottratti ad altri capitoli di
spesa e perché ha un forte impatto sul territorio che la ospita.
2) Al traforo del Frejus, il traffico merci
della ferrovia esistente è sceso nel 2009 a 2,4 milioni di
tonnellate (MT).
3) L’insieme del traffico merci dei due
tunnel autostradali del Frejus e del Monte Bianco è
sceso nel 2009 a 18 MT, come nel 1988,
cioè 22 anni fa.
5) Per la tratta italiana sino al raccordo
con Torino il totale dei costi a carico dell’Italia sarebbe di almeno 17
miliardi di euro. In più ci sarebbero l’adeguamento dei prezzi, le modifiche di tracciato che hanno
comportato oneri aggiuntivi, le eventuali mitigazioni e l’allungamento del
periodo di lavori per problemi tecnici.
13) I fondi necessari per la Torino Lione
sono direttamente sottratti ad altri interventi. Già con i primissimi
finanziamenti necessari al tunnel geognostico di Chiomonte si è cominciato a
prelevare dai fondi che erano già destinati ad altri capitoli di spesa: in
questo caso all’ art. 6 del DL 112/2008, che assegnava risorse alla messa in
sicurezza delle scuole, alle opere di risanamento ambientale e all’innovazione
tecnologica.
19) Una ricerca svolta all’Università di
Siena da M. Federici e continuata da M.V. Chester e A.
Horvarth sottolinea che “Il trasporto
ferroviario è peggiore del trasporto stradale per le emissioni
di CO2, particolato ed SOx, mentre sono
confrontabili i valori di altre specie gassose.
21) La Valle di Susa ospita già la linea
ferroviaria internazionale del Frejus il cui binario di
salita è stato terminato solo nel 1984 e su
cui, da sempre, si susseguono lavori di ampliamento ed
ammodernamento, per mantenerla ai massimi
livelli di efficienza.
88) I
cantieri producono inevitabilmente rumori, polveri, disturbo, inquinamento e
stravolgimento dell’ambiente.
95) I
cantieri danneggiano gravemente la salute
degli abitanti: lo stesso studio di VIA
presentato da LTF calcola un incremento del
10% nell’incidenza di malattie respiratorie e
cardiovascolari a causa dei livelli di
polveri sottili prodotte dai cantieri.
100)
Il problema dell’amianto è stato accantonato e minimizzato.
102) Le mineralizzazioni di uranio (
Pechblenda ) sono una realtà.
110) I precedenti grandi lavori hanno già
inciso pesantemente sulle sorgenti della Valle di Susa.
123) E’ emblematico il così detto Accordo di
Pra Catinat, che non é un accordo politico, come lo
si è simulato, ma una autocertificazione del
presidente insieme con un accordo tra i tecnici per la
presentazione di una relazione di
maggioranza e di minoranza, che nessun sindaco ha sottoscritto e
nessun consiglio comunale ha
ratificato.
131) La Torino-Lione non incrementerà
l’occupazione: le imprese dei grandi cantieri si
impiantano come un paese autonomo in tutto e
per tutte le forniture dipendono da grandi contratti. Ai locali restano
pochissimi posti e pochi lavori marginali.
140) I NO TAV, criticando il progetto, non
hanno mai inteso farne una questione localistica ed
hanno espresso questo concetto con lo
slogan: “né qui né altrove “. Per questo non è stato possibile
circuirli con i giri di valzer che
spostavano il tracciato da una parte all’altra. La forza del Movimento
è proprio nella coscienza di battersi per
una causa comune: anche per quelli di altri territori che, per la
disinformazione dei quotidiani, di televisioni e radio non hanno avuto modo di
rendersene conto. I politici hanno
accusato i NO TAV di essere persone che si oppongono all’interesse
nazionale. La verità è l’opposto: i NO
TAV difendono l’interesse nazionale dagli inganni e dagli sperperi che si
camuffano sotto la copertura delle Grandi Opere.
141)
La valle resiste da oltre 20 anni perché vi è una opposizione
consapevole: perché ha
esperienza di cosa significhino grandi opere
e perché da sempre vive accanto ai trasporti e ne
conosce i problemi reali.
143) E’ scandaloso che dopo ogni grande
manifestazione pacifica gli amministratori regionali
ed i vertici politici abbiano ribadito la
loro assoluta chiusura all’ipotesi di un dibattito sulla
necessità della linea.
148)
Questa è un’opera al buio, anche dal punto di vista dei finanziamenti:
l’impegno di
contributo dell’Unione Europea è del 2008,
ed è vincolato ad un contestuale messa a disposizione dei due Governi degli
altri due terzi, circa 1000 milioni di euro da parte dell’Italia e circa 550
milioni da parte della Francia. Ma in due anni dalla decisione comunitaria il
Governo italiano ha trovato solo in extremis 12 milioni per iniziare la
galleria di Chiomonte: resta scoperto il restante 85% della quota italiana e
l’intera quota francese sul contributo europeo.
150) Queste note non esauriscono certamente
i motivi dell’opposizione al progetto della Torino
Lione: a parte la enorme documentazione
disponibile sui siti che riporta articoli e studi scientifici che ne dimostrano
l’inutilità, un capitolo recente ed obbligatorio è quello delle Osservazioni al
progetto redatte in occasione della procedura di VIA dalla Comunità Montana e
dalle 4 associazioni
ambientaliste storiche (Italia Nostra,
Legambiente, Pro Natura e WWF).
Emilia