ma perché siamo stati mai veramente
liberi.............................................................Questo nuovo anno è cominciato non male................................ peggio. Infatti, nonostante l'abitudine a subire da parte di questo nostro popolo, riusciamo ancora a sorprenderci. Sentendoci dire da tutti e di continuo che fino ad ora la crisi non si è manifestata in pieno nella sua drammaticità, non sappiamo più né cosa aspettarci né a che santo andarci a parare.
Purtroppo, ormai dopo tra l'altro 17 anni di nanismo, sembra un trend inarrestabile, a tal punto che molti pensano che sia una cosa pilotata per far poi cosa.................................................................beh, qualunque cosa direi potrebbe esser tacciata di fantapolitica, ma oramai non mi sorprenderei più di nulla neanche se tornasse il papa re.
In Italia, come dicevo prima, questo trend è iniziato alla fine degli anni 70 ed ora checche se ne dica siamo arrivati al capolinea, però a prescindere le chiacchiere e le fanta -idee del Super mega tecnico Monti, penso che sia giusto capire a fondo come ci abbiano portati (di proposito, si di PROPOSITO) a ciò, evidenziando tante delle cose che ci sono di sbagliato, e che gente non dico in buona fede per carità ma con un po' di cuore potrebbero riportare ad un livello d'accettabilità, perciò cercheremo di far una serie di articoli su questi scandali alla luce del sole sui quali le persone non fanno più caso, ma che alla fine del mese fan male, e come fan male, e sperando che nel frattempo qualche lampadina si reillumini cominciamo con il primo:
L’Inflazione.
Peso dei principali gruppi di beni
e servizi compresi nello IAPC
L’inflazione, la stabilità dei
prezzi e la BCE
Il compito principale della BCE è
mantenere la stabilità dei prezzi, che secondo la sua definizione corrisponde a
un tasso di inflazione sui 12 mesi misurato sullo IAPC, inferiore ma prossimo
al 2 per cento in un orizzonte di medio termine.
Alcune variazioni di prezzo sono più importanti di altre
Quando si calcola l’incremento
medio dei prezzi si attribuisce un peso maggiore alle variazioni relative a
beni e servizi per i quali i consumatori spendono di più (ad esempio l’energia
elettrica) rispetto a voci di spesa meno significative (quali lo zucchero o i
francobolli).
Gli individui non effettuano tutti gli stessi acquisti
Le singole famiglie hanno
abitudini di spesa diverse: alcune possiedono un’automobile e mangiano carne,
altre si spostano esclusivamente con i mezzi pubblici o seguono una dieta
vegetariana. Le abitudini di spesa medie dell’insieme delle famiglie
determinano il peso da attribuire ai diversi beni e servizi nella misurazione
dell’inflazione.
Nel calcolo dell’inflazione si
tiene conto di tutti i beni e servizi consumati dalle famiglie, fra i quali
figurano:
• generi
di uso quotidiano (ad esempio alimentari, giornali, benzina)
• beni
durevoli (ad esempio capi di abbigliamento, computer, lavatrici)
• servizi
(ad esempio affitto dell’abitazione, servizi di parrucchiera, assicurazioni)
Confronta il prezzo del
paniere di spesa da un anno all’altro
Tutti
i beni e servizi consumati dalle famiglie nel corso dell’anno sono
rappresentati dal cosiddetto “paniere”. Ciascuna voce di spesa contenuta nel
paniere ha un prezzo, che può variare nel tempo. Il tasso di inflazione sui 12
mesi corrisponde al prezzo del paniere totale in un determinato mese rispetto
allo stesso mese dell’anno precedente.
Indice armonizzato
Nell’area
dell’euro l’inflazione al consumo è misurata sull’indice armonizzato dei prezzi
al consumo, spesso indicato con la sigla “IAPC”. Il termine “armonizzato”
significa che tutti i paesi dell’Unione europea adottano la stessa metodologia.
Ciò assicurala comparabilità dei dati dei diversi Stati membri.
Il peso delle voci considerate
nello IAPC
L’impatto della variazione di un
singolo prezzo sullo IAPC dipende dall’importo speso in media dalle famiglie
per il relativo bene o servizio. Esempio 1: il caffè (insieme al tè e al cacao)
ha un peso dello 0,4%; qualsiasi variazione di prezzo non avrà quindi un
impatto considerevole sullo IAPC complessivo. Esempio 2: la benzina (insieme ad
altri combustibili per autoveicoli e lubrificanti) ha un peso del 4,6%; ciò
significa che, rispetto al caffè, la stessa variazione percentuale di prezzo
avrà un impatto circa 10 volte superiore sullo IAPC.
Comparabilità tra paesi
Prima dell’avvento dell’euro
ciascun paese calcolava l’inflazione in base alle proprie metodiche e procedure
nazionali. L’introduzione della moneta unica ha creato l’esigenza di disporre
di uno strumento di misurazione dell’inflazione per l’intera area dell’euro,
senza lacune né sovrapposizioni e in modo da assicurare la comparabilità tra i
paesi. Lo IAPC, basato su una serie di standard giuridicamente vincolanti,
risponde precisamente a tale esigenza.
Come si calcola lo IAPC?
1. Rilevazione
dei prezzi: ogni mese circa 1,8 milioni di prezzi vengono registrati dagli
osservatori dei prezzi in oltre 200.000 punti vendita di quasi 1.600 città,
piccole e grandi, nell’intera area dell’euro. In ogni paese sono rilevati
mediamente i prezzi di circa 700 beni e servizi rappresentativi. Il numero
esatto delle voci incluse nel campione differisce da un paese all’altro. Per
ciascun bene o servizio vengono raccolti vari prezzi presso punti vendita
differenti in diverse regioni. Esempio: la componente relativa ai libri tiene
conto di
varie tipologie di pubblicazioni (opere di narrativa, di saggistica, di consultazione
ecc.) vendute nelle librerie, nei supermercati e da fornitori operanti in
Internet.
2. Ponderazione dei gruppi di beni e servizi: ai gruppi di beni e
servizi viene assegnato un peso in base all’importanza che rivestono nel
bilancio medio delle famiglie. Per assicurare che l’indice mantenga la sua
rilevanza nel tempo e rispecchi le variazioni dei profili di spesa, i pesi sono
aggiornati regolarmente. Il loro calcolo si basa sui risultati di indagini
condotte presso le famiglie, alle quali si chiede di registrare le proprie
spese. I pesi sono medie nazionali che riflettono la spesa di tutte le
tipologie di consumatori (più o meno abbienti, più o meno giovani, ecc.).
3. Ponderazione
dei paesi: ai singoli paesi viene attribuito un peso in base alla rispettiva
quota nella spesa per consumi totale dell’area dell’euro.
Chi calcola lo IAPC...
… nei paesi? Ciascun paese dell’area dell’euro dispone di un
istituto nazionale di statistica, che calcola il rispettivo IAPC.
… per l’area dell’euro? Ogni istituto nazionale di statistica
invia i propri dati all’Eurostat, l’ufficio statistico delle Comunità europee,
che quindi calcola lo IAPC per l’insieme dell’area dell’euro. L’Eurostat
assicura anche la qualità dei dati nazionali verificando l’ottemperanza agli standard
giuridicamente vincolanti. Per maggiori informazioni si consultino le pagine
web dell’Eurostat sullo IAPC.
L’inflazione, la stabilità dei
prezzi e la BCE
Il compito principale della BCE è
mantenere la stabilità dei prezzi, che secondo la sua definizione corrisponde a
un tasso di inflazione sui 12 mesi misurato sullo IAPC inferiore ma prossimo al
2 per cento in un orizzonte di medio termine.
Ora venendo al problema, perché di
problema si tratta, riguardo all’inflazione ascritta e quella reale cominciamo
a ragionare su di essa.
Con l'introduzione dell'euro, in Italia si è verificato un fenomeno
particolare: alcuni indicatori economici segnalavano un aumento
dell'inflazione, stimato intorno al 6% annuo, mentre le rilevazioni ufficiali
dell'Istat si attestavano intorno al 2-3% annuo. Secondo alcuni il primo dato
corrisponde all'inflazione percepita dai consumatori, e a quella rilevata da
altri istituti, come l'Eurispes. Questo, secondo il parere di alcuni
economisti, non tanto perché i dati siano falsificati, bensì in quanto il
campione dell'Istat non è più rappresentativo dei consumi.
Il campione dell'Istat si basa su
di un paniere di prodotti, tra i quali vengono monitorati esclusivamente i più
venduti di ogni categoria. Ad esempio, per le auto, non si monitorano le auto
di lusso, ma le più diffuse utilitarie, e non tutte, ma solo quella più
venduta. Ora, mentre in un mercato con poche offerte il prodotto di punta
facilmente raggiunge valori significativi, nei mercati attualmente vi sono
decine, se non centinaia di scelte per ogni prodotto: è dunque difficile che un
singolo prodotto, anche se il più diffuso, sia un campione rappresentativo
della categoria. Per fare un confronto, i dati dell'Eurispes monitorano, oltre
al prodotto più venduto, anche il più caro ed il più economico di ogni
categoria. Questo perché, anche se il prodotto più venduto non aumenta di
prezzo, lo fanno tutti gli altri che possono facilmente essere più del 60% del
mercato, cosi l'inflazione misurata resta ferma, ma non quella percepita. Non
va però dimenticato che i punti vendita rilevati dall'Eurispes sono in numero
molto più basso rispetto a quelli dell'Istat.
Secondo alcuni, il tipo di
rilevazione dell'Istat non misura il disagio delle classi medie, che, abituate
a comprare prodotti di una certa qualità e dunque più costosi, non potendoseli
più permettere, tendono a comprimere i loro consumi, e, infatti, si è notato un
incremento del ricorso ai discount,
aumentato del 10%
dall'introduzione dell'euro, un appiattimento dei consumi alimentari, un crollo
della spesa media pro capite per le vacanze, tutti indicatori di un aumento
dell'inflazione ben al di sopra dell'ufficiale 2-3%.
Un ulteriore elemento di
contestazione è il fatto che il tasso d'inflazione considera allo stesso modo
beni durevoli e beni di consumo, che hanno vita utile e tempi di riacquisto
molto diversi. L'impatto che un rincaro delle automobili ha sui redditi di una
famiglia media si manifesta ogni 10 anni, mentre un aumento del prezzo della
benzina ha effetti quotidiani. I prezzi vengono pesati rispetto alla quantità
venduta del prodotto/servizio, ma non sono moltiplicati per coefficienti che
tengono conto della loro durata.
Per altro verso, i prezzi dei beni
e servizi ad alta frequenza d'acquisto incidono maggiormente sull'inflazione
percepita rispetto a quelli acquistati più raramente. L'ISTAT annovera tra i
beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto i generi alimentari, le bevande
alcoliche e analcoliche, i tabacchi,
le spese per l'affitto, i beni non
durevoli per la casa (detersivi, ecc.), i servizi per la pulizia e la
manutenzione della casa, i carburanti, i trasporti urbani, giornali e
periodici, i servizi di ristorazione e i servizi di assistenza. Per essi si è
rilevato, a giugno 2008, un tasso di inflazione tendenziale del 5,8%, che può
dirsi constatato quasi quotidianamente dai consumatori. Il tasso tendenziale
generale è nettamente minore (3,8%) in quanto vi contribuiscono i beni a bassa
frequenza d'acquisto (elettrodomestici, servizi ospedalieri, acquisto di mezzi
di trasporto, servizi di trasloco, apparecchi audiovisivi fotografici e
informatici, articoli sportivi), il cui tasso tendenziale è stato dell'1,6%. Ad
esempio, gli alimentari e bevande analcoliche (+6,1%), le spese per l'affitto,
l'acqua, il gas, l'elettricità e i combustibili per la casa (+7,2%), i
combustibili e le spese di manutenzione per i mezzi di trasporto e le spese per
i servizi di trasporto (+6,9%) incidono sull'inflazione percepita, per via
dell'alta frequenza di acquisto, più dei servizi sanitari (prezzi invariati
rispetto al giugno 2007) o delle comunicazioni (spese postali, tariffe e prezzi
di apparecchi telefonici, diminuiti del 2,4%).
Si può anche supporre che le
percezioni individuali siano influenzate più dai rincari che dalle diminuzioni
di prezzo, oppure che sull'inflazione percepita da alcune categorie di
consumatori abbia influito significativamente la dinamica dei prezzi di beni
non compresi nel paniere sui cui si basano gli indici dei prezzi. Come in altri
paesi, infatti, in Italia il tasso d'inflazione considera solo i consumi
finali, non anche l'acquisto dell'abitazione e le relative rate di mutuo,
(considerati investimenti), nonostante costituiscano una spesa rilevante per i
redditi da lavoro dipendente e autonomo.
In seguito alle polemiche sul
livello dell'inflazione, è stata attivata una "Commissione di studio per
il calcolo degli indici dei prezzi", composta da professori universitari,
esperti Istat, rappresentanti delle parti sociali (sindacati e confindustria) e
rappresentanti delle associazioni dei consumatori.
Purtroppo, e qui veniamo sempre
più a noi, tutte queste belle parole e tutti questi capitolati lasciano il
tempo che corre in quanto nonostante il metodo di calcolo della tanto nominata
INFLAZIONE può sembrar tutto giusto ma così non è per lo più riscontrandoli con
la realtà. Ora cercherò nelle minori parole possibili di spiegar perché
partendo dal reddito medio considerato dei cittadini (e sul quale dovrebbe
esser considerata l’inflazione reale)e ripreso dall’ISTAT questa inflazione
conti (dati da loro) alla mano è completamente falsa. Ebbene l’italiano medio o
meglio la famiglia italiana si considera che abbia circa 2400 euro mensili (esattamente
2394 etc etc) e già questo calcolo ci fa pensare…………..visto il gran numero di
disoccupati, cassintegrati, precari, operai al minimo con stipendi da 600 a 1200 euro, pensionati
sociali, che insieme alle rispettive famiglie fa parte di un 71 % della
totalità della popolazione, e ci porta a credere alle disparità che ci siano in
un paese teoricamente democratico e di cui una delle bandiere che dovrebbe sventolare
è quello dell’equità (e di questo si parlerà in un altro articolo). Ebbene di
questa cifra mensile ( sempre tramite fonte ISTAT ) si spendono circa 300 euro
mensili per la benzina, cui dal prossimo anno bisognerà sommare altre 500 euro
l’anno, quindi altri 40 euro mensili, perciò il 14,16 % del reddito familiare (nonostante
ciò tenete presente che per questa quando si fa il calcolo ponderato inflattivo
la benzina passa miracolosamente ad un valore pari all’1,73 %messa in mezzo al
reparto trasporti), altri 640 euro mensili più o meno per i generi alimentari
considerando in queste le spese effettuate anche per le varie feste dell’anno
ed abbiamo già un altro 26.66%, sommiamo a questi un’altra fonte di spesa
importante quale le bollette varie, spese per abitare, etc, si aggiunge un
altro10,09% (e per questo ci basiamo sui dati della BCE come per gli altri in
seguito), altro 8,4 % per la sanità, e circa un 14 % dei trasporti misti a
manutenzioni ed altro, e per finire l’istruzione per un totale del1,7% (e
questo dato preso di proposito da loro vi spiega già tutto), beni e servizi vari
7,9 %... Qui mi fermo altrimenti farei come la famiglia media che sfora il
totale mensile di spesa nonostante siamo solo all’80 % e ho tralasciato di
proposito tabacco, liquori ed altro, perché penso che vizi o altre cose siano a
mio modo di vedere, di secondaria importanza nonostante sotto vi darò le
percentuali date dalla BCE per il calcolo ponderato dell’inflazione in modo da
alzar ancora di più (se mai servisse) il vostro livello di livore nei confronti
di questi, per i continui tentativi (tra l’altro che riescono da sempre senza
che nessuno li blocchi mai), di truffare i meno fortunati. Torniamo a noi, con
le percentuali che vi ho dato facendo appunto un calcolo con l’80 % della spesa
e facendo la ponderazione calcolando gli aumenti, si arriva ad una cifra di
circa l’8,9 %, che se poi andrebbe ancora analizzata, arriverebbe facilmente
come si può ben capire, ad una cifra sopra il 10 %. Con ciò possiamo
comprendere appieno e non solo tramite percezione ma su dei dati ben chiari perché
l’economia vada sempre più verso il basso e la gente oltre a lavorar sempre di
più (e naturalmente qui parlo dei fortunati che un lavoro lo hanno ancora), può
spendere sempre di meno .
Ora come promesso vi metterò le
percentuali usate dagli stati per calcolare l’inflazione, che come ben sapete
grazie a questi ed aggiungendo gli altri prodotti che non subiscono aumenti, riescono
a stabilizzare sempre la stessa ad una percentuale pari o sotto il 2%, e con
questi vi si chiarirà ancor meglio la truffa, (tenendo ben presente che per i
dettagli dovrete riportarvi al sito della BCE alla voce dati inflazione).
PRODOTTI ALIMENTARI E BEVANDE
ANALCOLICHE = 16.20%
BEVANDE ALCOLICHE E TABACCHI = 2.9 %
ABBIGLIAMENTO E CALZATURE = 8.48%
ABITAZIONE, ACQUA, ENERGIA
ELETTRICA, GAS ED ALTRI COMBUSTIBILI
= 10.09%
MOBILI, ARTICOLI E SERVIZI PER LA
CASA =
8.04%
SERVIZI SANITARI E SPESE PER LA
SALUTE =
8.4 %
TRASPORTI (comprendente benzina e
combustibili no gas) = 15,17%
COMUNICAZIONI = 2.72
%
RICREAZIONE, SPETTACOLI E CULTURA = 7.58%
ISTRUZIONE = 1.13%
SERVIZI RICETTIVI E DI
RISTORAZIONE = 11,28%
ALTRI BENI E SERVIZI = 7.96%
Come avete potuto vedere ci son
delle voci con delle percentuali totalmente create ad arte tipo……… i
mobili……..mi spiegate oggi come oggi chi investe quasi il 10 % annuo del suo
reddito per continuar imperterrito a comprar mobili? Piuttosto con questa gran
crisi questi stessi beni entrano in recessione, perciò costano sempre meno ed abbassano
notevolmente l’indice inflattivo. Per non parlare poi delle spese per
l’istruzione, meno del 2 %..... capisco che la Gelmini le ha provate tutte (e
quasi tutte purtroppo con successo per chiudere le scuole), ma è una
percentuale completamente ridicola, come d’altronde, nonostante sia un
dettaglio, aver messo come nuovo prodotto l’IPAD. Ora, in primis vorrei sapere con che cosa lo compareranno
e per il futuro come ci si comporterà?
Nel frattempo continuiamo a subire
questa crisi (di cui ci occuperemo in seguito in altri articoli) e come per
altro continuiamo a subire ingiustizie varie.
I nodi vanno sempre al pettine
come per i soldi, continuando così finiranno (andando logicamente nelle mani
solo di pochi) e poi ? ……………………………………………
beh di certo in questi giorni di povertà,
di idee ce ne son tante ma di fatti ancor pochi, e continuando così anche i più
vili si sveglieranno e
poi……………………………………………………………………………………………………….
Ho capito questi sono esclusivamente miei sogni, ma hai visto mai che si
tramutino in realtà?
Stefano
Stefano
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