onore ai 7 fratelli uccisi dai fascisti e tutti fucilati il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.
I fratelli Cervi furono i sette figli di Alcide e di Genoveffa Cocconi ed appartennero a una famiglia di patrioti italiani.
Uomini integerrimi e dai profondi convincimenti democratici, presero attivamente parte alla Resistenza pagando con la vita la propria fedeltà a quegli ideali di libertà e di giustizia sociale che erano stati loro inculcati fin da bambini dal padre.
Fatti prigionieri, vennero fucilati dai fascisti nel novembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.
I sette fratelli si chiamavano:
Gelindo, nato nel 1901;
Antenore, nato nel 1906;
Aldo, nato nel 1909;
Ferdinando, nato nel 1911;
Agostino, nato nel 1916;
Ovidio, nato nel 1918;
Ettore, nato nel 1921;
avevano due sorelle, Diomira e Rina.
TESTO
E terra, e acqua, e vento
Non c'era tempo per la paura,
Nati sotto la stella,
Quella più bella della pianura.
Avevano una falce
E mani grandi da contadini,
E prima di dormire
Un padrenostro, come da bambini.
Sette figlioli, sette,
di pane e miele, a chi li do?
Sette come le note,
Una canzone gli canterò.
E pioggia, e neve e gelo
e vola il fuoco insieme al vino,
e vanno via i pensieri
insieme al fumo su per il camino.
Avevano un granaio
e il passo a tempo di chi sa ballare,
di chi per la vita
prende il suo amore, e lo sa portare.
Sette fratelli, sette,
di pane e miele, a chi li do?
Non li darò alla guerra,
all'uomo nero non li darò.
Nuvola, lampo e tuono,
non c'e perdono per quella notte
che gli squadristi vennero
e via li portarono coi calci e le botte.
Avevano un saluto
e, degli abbracci, quello più forte,
avevano lo sguardo,
quello di chi va incontro alla sorte.
Sette figlioli, sette,
sette fratelli, a chi li do?
Ci disse la pianura:
Questi miei figli mai li scorderò.
Sette uomini, sette,
sette ferite e sette solchi.
Ci disse la pianura:
I figli di Alcide non sono mai morti.
E in quella pianura
Da Valle Re ai Campi Rossi
noi ci passammo un giorno
e in mezzo alla nebbia
ci scoprimmo commossi.
Uomini integerrimi e dai profondi convincimenti democratici, presero attivamente parte alla Resistenza pagando con la vita la propria fedeltà a quegli ideali di libertà e di giustizia sociale che erano stati loro inculcati fin da bambini dal padre.
Fatti prigionieri, vennero fucilati dai fascisti nel novembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.
I sette fratelli si chiamavano:
Gelindo, nato nel 1901;
Antenore, nato nel 1906;
Aldo, nato nel 1909;
Ferdinando, nato nel 1911;
Agostino, nato nel 1916;
Ovidio, nato nel 1918;
Ettore, nato nel 1921;
avevano due sorelle, Diomira e Rina.
TESTO
E terra, e acqua, e vento
Non c'era tempo per la paura,
Nati sotto la stella,
Quella più bella della pianura.
Avevano una falce
E mani grandi da contadini,
E prima di dormire
Un padrenostro, come da bambini.
Sette figlioli, sette,
di pane e miele, a chi li do?
Sette come le note,
Una canzone gli canterò.
E pioggia, e neve e gelo
e vola il fuoco insieme al vino,
e vanno via i pensieri
insieme al fumo su per il camino.
Avevano un granaio
e il passo a tempo di chi sa ballare,
di chi per la vita
prende il suo amore, e lo sa portare.
Sette fratelli, sette,
di pane e miele, a chi li do?
Non li darò alla guerra,
all'uomo nero non li darò.
Nuvola, lampo e tuono,
non c'e perdono per quella notte
che gli squadristi vennero
e via li portarono coi calci e le botte.
Avevano un saluto
e, degli abbracci, quello più forte,
avevano lo sguardo,
quello di chi va incontro alla sorte.
Sette figlioli, sette,
sette fratelli, a chi li do?
Ci disse la pianura:
Questi miei figli mai li scorderò.
Sette uomini, sette,
sette ferite e sette solchi.
Ci disse la pianura:
I figli di Alcide non sono mai morti.
E in quella pianura
Da Valle Re ai Campi Rossi
noi ci passammo un giorno
e in mezzo alla nebbia
ci scoprimmo commossi.
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