venerdì 16 dicembre 2011

Dio quattrino uguale Partito


“IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PROMULGA la seguente legge: Art. 1. A  titolo  di concorso nelle spese elettorali sostenute per il rinnovo delle due Camere, i partiti  politici di cui al presente articolo hanno diritto a contributi finanziari […]L'erogazione dei contributi e' disposta secondo le norme della presente legge, con decreti del Presidente della Camera dei deputati, a carico del bilancio interno della Camera. Hanno diritto al contributo i partiti  politici che abbiano presentato, con il medesimo contrassegno, proprie liste di candidati per l'elezione  della  Camera dei deputati in più dei due terzi dei collegi elettorali ed abbiano ottenuto […] almeno un quoziente in una circoscrizione ed una cifra elettorale nazionale di almeno 300.000 voti di lista validi […]. Hanno diritto, altresì, al contributo i partiti e le formazioni politiche che abbiano partecipato con proprio contrassegno alle elezioni  della  Camera  dei  deputati ed abbiano ottenuto almeno un quoziente nelle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela delle minoranze linguistiche.”. 
Questa è la LEGGE Piccoli, n. 195 del lontano maggio 1974, che introduce il finanziamento pubblico ai partiti con l’intento di evitare (cosi si giustifica tale legge) collusione e corruzione da parte dei privati. Da allora, la Legge Piccoli è stata modificata e integrata dalla Legge n. 659 del 1981 e da altri provvedimenti (art. 1 della legge n.422 dell’agosto 1980; art. 1 della legge n. 413 dell’agosto 1985). In base a tali leggi, si prevedevano: una forma di contributo statale per il funzionamento ordinario dei partiti e un ulteriore forma di contributo a titolo di rimborso per le spese elettorali sostenute per le elezioni politiche, europee e regionali.
Nel 1993 i Radicali promuovono un referendum popolare per abrogare art 3 e 9 della Legge Piccoli che erogavano finanziamenti per il funzionamento ordinario dei partiti politici e il referendum passa con il 90% dei si, ma lo stesso anno, con la Legge n. 515 del 10 dicembre (Disciplina delle campagne elettorali per l'elezione alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica), viene aggiornata la legge sui rimborsi sotto la voce “contributo per le spese elettorali”. In pratica, ad ogni cittadino in caso di elezioni, veniva a costare 1600 lire, invece in caso di ballottaggio un ulteriore 800 lire. Questa norma sarà usata sia per le elezioni del 1994 sia per quelle del 1996.
Nel 1997, si rimette mano alla norma, e viene introdotto con la Legge 2 gennaio 1997, n. 2, il contributo volontario dello 0,4% dell’imposta sul reddito delle persone fisiche al finanziamento dei movimenti e partiti politici (Art 1, comma 1). Il malcontento dei radicali non viene preso in considerazione dalla Corte Costituzionale e in più la partecipazione da parte dei contribuenti non vede una grande adesione.
Siccome i politicanti di casa nostra non sono mai contenti, nel 1997, con la Legge n. 157 di giugno, reintroduce un finanziamento pubblico completo ai partiti, che prevede 5 fondi: per elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, Regionali, e per i referendum, (Art 1, commi 1 e 2). Tale legge verrà applicata per le elezioni del 2001, ma appena un anno dopo viene modificata con la Legge n. 156 del luglio 2002, dove il fondo viene trasformato in annuale e la sogliola degli aventi diritto al rimborso si abbassa dal 4% all’1% (Art 2, comma 2 a), e gli 800 lire in caso di ballottaggio diventano 1 euro.
Correva l’anno 2006, quando a febbraio la Legge n. 151 (Art 39 quaterdecies) definisce che l’erogazione dei fondi ai partiti è dovuta per tutti i 5 anni della legislatura, anche se la sua durata non arriva a termine….ahimè nel 2008 il governo cade….e i partiti sono contenti visto che ricevono contemporaneamente i fondi della legislatura in carica dal 2008 più i fondi della legislatura precedente….come ad esempio l’UDEUR che ha percepito i contributi relativi alle elezioni del 2006 fino a quest’anno….
Secondo i dati dalla Corte dei Conti, dalle elezioni del 1994 al 2008, le spese dei partiti ammontano a più di 579 milioni di euro. I contributi erogati dallo Stato (cioè da noi comuni mortali), sono arrivati a superare i 2 miliardi e 250 milioni di euro… e non va molto meglio se si va a dare uno sguardo ai soldi spesi per le elezioni regionali.

Secondo “L’espresso” che ha spulciato i piani di ripartizione stilati dalla Tesoreria della Camera e i bilanci annuali delle forze politiche, a fare la parte del leone è stato proprio colui che da sempre sostiene di essere sceso in campo per affrancare gli italiani dai partiti-parassiti: l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi …. E giustamente, per non smentire il suo ruolo di “operaio”, ha salutato il 12 novembre con un regalino di poco conto, messo per caso nel disegno di legge, regalino che ammonta a 150 milioni di euro, per la gioia dei suoi parlamentari….

In poche parole, fondare un partito è molto conveniente, perché se per essere eletto occorre il minimo del 4% dei voti, per incassare basta un misero ma importante 1%... Bisogna anche dire, che i soldi investiti in una campagna elettorale non siano mai cosi elevati, come i rimborsi che i partiti ottengono, e che possono variare tra il 300 ed il 900 % dei soldi investiti (secondo i magistrati contabili della Corte dei Conti). Questo rende tutto ciò non solo losco e senza alcuna morale, ma la palese intenzione di mangiare sopra le spalle del popolo, impoverito sempre più da crisi e cattive gestioni delle finanze dello stato.

Di sicuro, più che rimborsi elettorali, tutto questo dispendio dei soldi dei cittadini è un vero e proprio finanziamento ai partiti, sotto voci diverse per aggirare un referendum popolare, e per l’ennesima volta la chiara dimostrazione che la parola del popolo davanti agli interessi di questi cosi detti rappresentanti non ha più valore.
                       
                                                                                                          (segue…)


Emilia 

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