lunedì 2 gennaio 2012

La sovranità.... bancaria....


 “La BCE che, conformemente all'articolo 282, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento
dell'Unione europea, ha personalità giuridica, ha in ciascuno degli Stati membri la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dai rispettivi ordinamenti; essa può in particolare acquisire o alienare beni mobili e immobili e stare in giudizio.” – Trattato di Lisbona, Protocollo 4, Art 9, comma 1.

L’area dell’euro è nata nel gennaio 1999, quando le banche centrali nazionali (BCN) di 11 Stati membri dell’Unione europea (UE) hanno trasferito alla BCE le proprie competenze in materia di politica monetaria, quindi dal 1° gennaio 1999 la Banca centrale europea (BCE) ha assunto la responsabilità della conduzione della politica monetaria per l’area dell’euro.
La BCE è dotata di personalità giuridica ai sensi del diritto pubblico internazionale.
Per aderire all’area dell’euro ci sono alcuni criteri di convergenza da soddisfare, criteri che definiscono, sul piano economico e giuridico, i presupposti per partecipare all’Unione economica e monetaria.
Questi criteri di convergenza sono sottoscritti dai paesi membri nel Trattato di Lisbona, Art 140, e sono i seguenti:
1) stabilità dei prezzi (Il principio di “tre Stati membri che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi”, viene utilizzato per la determinazione del valore di riferimento, e si applica calcolando la media aritmetica semplice del tasso di inflazione dei tre paesi in cui sono stati registrati i valori più bassi, poiché questi tassi sono compatibili con la stabilità dei prezzi. – Art 140, comma 1, trattino 1,Protocollo n 13);
2) bilancio pubblico (la BCE esprime un giudizio sull’andamento della finanza pubblica di ogni stato ed esamina i principali indicatori relativi agli andamenti dei conti pubblici concentrando la propria analisi sulle relazioni fra l’evoluzione del disavanzo e quella del debito pubblico- Art 140, comma 1, trattino 2. Il rapporto fra il disavanzo pubblico e il prodotto interno lordo non deve superare il valore di riferimento fissato al 3% del PIL, e il rapporto fra il debito pubblico e il PIL non deve superare il 60% del PIL- Art 26, comma 2) ;
3) l’andamento del tasso di cambio ( la BCE si rifà al parere formale espresso dal Consiglio dell’IME  e alla relazione "Progress towards convergence”. I paesi membri devono mirare a evitare significative fluttuazioni dei tassi di cambio, orientando le proprie politiche al conseguimento della stabilità dei prezzi e alla riduzione dei disavanzi di bilancio- Art 140, comma 1, trattino 3);
4) l’andamento dei tassi d’interesse a lungo termine (viene utilizzato come valore di riferimento il principio dei “tre stati”, e il paese membro osservato non deve eccedere di oltre 2 punti percentuali rispetto al valore di riferimento- Art 140, comma 1, trattino 4).
La BCE e le banche centrali nazionali dei stati membri svolgono in collaborazione i compiti ad esse conferiti, insieme formano la SEBC. La BCE insieme alle BCN dei paesi che hanno introdotto la moneta unica, formano l’Eurosistema. La SEBC come obiettivo principale ha quello di mantenere la stabilità dei prezzi, e le sue funzioni fondamentali sono: definire e attuare la politica monetaria per l’area dell’euro; svolgere le operazioni sui cambi; detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi dell’area dell’euro; promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. In più, la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno dell’area dell’euro e acquisisce le informazioni statistiche necessarie per lo svolgimento dei propri compiti dalle autorità nazionali competenti, oppure direttamente dagli operatori economici in collaborazione con le BCN.
La totale indipendenza della BCE è sancita dal Trattato e favorisce il mantenimento della stabilità dei prezzi. La Banca dispone di un bilancio proprio, e il suo capitale è sottoscritto e versato dalle BCN dell’area dell’euro. L’Eurosistema non può concedere prestiti agli organi dell’UE né a enti pubblici nazionali, e l’indipendenza dell’Eurosistema investe anche il piano operativo in quanto la BCE dispone delle competenze e degli strumenti necessari per condurre una politica monetaria efficiente e ha facoltà di decidere in autonomia quando e in che modo farvi ricorso. L’indipendenza di una banca centrale si legittima nella misura in cui questa è chiamata a rispondere dinanzi alle istituzioni democratiche e ai cittadini delle azioni intraprese (per modo di dire), e la BCE deve redigere un rapporto annuale sulla propria attività e sulla politica monetaria dell’anno precedente e di quello in corso che viene sottoposto al Parlamento europeo, al Consiglio UE, alla Commissione europea e al Consiglio europeo.
La BCE detiene e gestisce due portafogli:
1) Portafoglio delle riserve ufficiali: assicura alla BCE liquidità sufficiente per svolgere operazioni sul mercato dei cambi in valute di paesi non appartenenti all’UE (le riserve ufficiali della BCE sono state costituite il 1º gennaio 1999, con l’introduzione dell’euro, mediante il conferimento alla BCE di attività da parte delle banche centrali nazionali (BCN) entrate a far parte dell’Eurosistema in quella data. Anche le BCN che vi hanno aderito successivamente hanno trasferito riserve alla BCE, nella stessa proporzione delle 11 BCN iniziali. Gli obiettivi perseguiti nella gestione delle riserve ufficiali della BCE sono, in ordine di importanza, la liquidità, la sicurezza e il rendimento degli investimenti. Il portafoglio delle riserve ufficiali della BCE è costituito da dollari statunitensi, yen giapponesi, oro e diritti speciali di prelievo. L’esatta composizione del portafoglio muta nel tempo).
2) Portafoglio dei fondi propri: ha lo scopo di fornire alla BCE un reddito a cui attingere per sostenere le spese operative e funge anche da (capitale di) riserva per appianare eventuali perdite (Il portafoglio dei fondi propri della BCE è costituito dalla quota investita del capitale versato della BCE, nonché dalle consistenze della sua riserva generale e degli accantonamenti a fronte dei rischi di cambio, di tasso di interesse e di prezzo dell’oro. Lo scopo di tale portafoglio è fornire alla BCE un reddito che contribuisca a coprire le spese operative).
Il capitale della BCE è sottoscritto dalle banche centrali nazionali (BCN) di tutti gli Stati membri dell’UE. Le quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE sono calcolate secondo uno schema che riflette il peso percentuale del rispettivo Stato membro nella popolazione totale e nel prodotto interno lordo dell’UE, due determinanti che incidono in pari misura. Il 69, 97% delle quote sono versate dai paesi membri della zona euro, invece il restante 30,03% dagli altri paese membri dell’UE.  Le BCN dei 10 paesi dell’UE non appartenenti all’area dell’euro sono tenute a versare una percentuale minima delle quote di capitale rispettivamente sottoscritte e non hanno titolo a partecipare alla distribuzione degli utili, né sono tenute al ripianamento delle perdite della BCE. I profitti e le perdite netti della BCE sono distribuiti tra le BCN dei paesi dell’area dell’euro, come segue:
1) un importo stabilito dal Consiglio direttivo, che non può superare il 20% del profitto netto, viene trasferito al fondo di riserva generale entro un limite pari al 100% del capitale;
2) il rimanente profitto netto viene distribuito ai detentori di quote della BCE in proporzione delle quote versate.
Qualora la BCE subisca una perdita, essa viene coperta dal fondo di riserva generale della BCE.
L’ultimo aggiornamento sul sito della BCE, mostra un capitale della Banca centrale pari a 10.760.652.402,58 euro.
Prima di natale, la BCE ha pensato bene di prestare 489 miliardi di euro a circa 523 istituti bancari, tra quali anche quelli italiani, al modico tasso di interesse pari all’uno percento, da restituire in 3 anni, azione mirata a far aumentare la liquidità nella zona euro, per evitare soprattutto che le banche restino senza risorse, per dare a loro volta prestiti alle aziende e ai privati. Ma allora se le banche ricevono tutta questa liquidità, perché questo denaro non viene rimesso in giro?
Grazie al governo Monti, che ha permesso agli istituti di credito di emettere nuove obbligazioni, garantiti dalla stato, le banche possono mettersi a riparo in caso di un peggioramento della crisi con i prestiti della BCE all’1% di interessi, e allo stesso tempo comprare titoli di stato che rendono il 6% o più…. Secondo la Banca d’Italia, gli istituti di credito italiani hanno complessivamente un patrimonio intorno ai 228 miliardi di euro (….senza ricordare tutte le evasioni fiscali scoperte da parte di quest'ultime e non ancora saldate………….) , quindi nel tempo potrebbero essere creati nuovi titoli per oltre 200 miliardi e questi verrebbero poi dati in garanzia alla BCE in cambio di denaro.

Emilia




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