mercoledì 11 gennaio 2012

LA STORIA DI TRE BUOI ( SINDACALISTI ) ED IL LEONE ( IL POTERE )


Tre buoi ed il leone

  
Nell’antica Roma vivevano e lavoravano tre buoi.
Erano molto amici tra loro e non avevano mai avuto modo di litigare anche perche’ si trovavano sempre d’accordo su qualsiasi cosa.
Un giorno conobbero un leone molto astuto e furbo………
Quest’ultimo, affamato ed a digiuno da molto tempo, era molto intenzionato a mangiarseli ma i tre buoi erano troppi quindi studio’ il modo per aggredirli uno alla volta.
Inizio’ allora ad ingiuriarLi istigandoli l’uno contro l’altro fino al punto che la loro proverbiale amicizia e concordia vacillo’ e si sciolse come neve al sole.
Il leone riusci’ cosi’ nell’intento di separarLi l’uno dall’altro, potendoli cosi’ sbranare indisturbato ed uno alla volta.
Soddisfatto del proprio lavoro ed orgoglioso della propria furbizia, illeone, si allontano’ alla ricerca di altre prede.


Morale
se vuoi una vita priva di pericoli, non dar retta a chi non conosci, ma piuttosto presta fede agli amici e fai in modo di conservarLi.
E poi dicono che queste son favole per bambini.


le vittime del sistema..............ovvero il popolino illuso


IN UNA SOCIETA' CHE PUNTA ALLA CRESCITA BISOGNA CONSUMARE E BUTTARE VIA PIU' IN FRETTA POSSIBILE PER PROVARE SPESSO IL PIACERE DI COMPRARE
E' cosi', vero ??

Piu' si vende piu' si guadagna. 
E noi siamo diventati consumatori sfrenati....ecco perche' siamo presi d'assalto dalla pubblicita' e siamo indotti , con ogni mezzo, a comprare sempre di piu', sempre diverso.

Poiche' questo sistema punta ad espandere la produzione, ogni giorno di piu', e' evidente che L'AMBIENTE E LE PERSONE SONO SOTTOPOSTE A DANNI GRAVISSIMI.

E' ORA DI CAMBIARE MENTALITA' PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.







pubblicata su FB da Sue Ellen Di Chio – C’era una volta, ma non molto tempo fa..Una valle incantata,circondata da bellissime e altissime montagne,abitate da coloratissimi fiori,alberi e animali…. Il cielo in questa valle era particolarmente azzurro… e, il sole,la luna e le stelle sembravano più vicine alla terra…
Gli abitanti di questa valle però erano molto molto tristi…Un orco potente e cattivo minacciava la loro bella terra…Perchè voleva scavare un buco in una delle loro montagne, liberando una maligna nuvola nera, capace di coprire tutto il cielo,portando il buio delle tenebre… Non si sarebbe più visto il sole, nè si sarebbero più viste le stelle e la luna..
Quest’orco cattivissimo,voleva a tutti i costi fare quel buco,e per impedire agli abitanti della valle di imporsi,fece costruire attorno alla montagna da scavare, un fortino, circondandolo con un filo magico e pericoloso.. In questo fortino mise anche delle terribili guardie, che un tempo erano uomini normali,prima che l’orco comprasse la loro coscienza… Queste terribili guardie senza coscienza erano capaci di sputare palle di fuoco ed erano armati di lunghi bastoni…ma la cosa peggiore era che l’orco aveva tolto loro la capacità di vedere e di sentire… Rendendoli inumani….
L’orco fece anche un incantesimo…Chiunque si fosse avvicinato a quel fortino sarebbe stato rinchiuso in una torre,in un posto lontanissimo e buissimo….
Qualcuno si spaventò tanto, la paura di quell’incantesimo fece rassegnare tante persone…. Che non ebbero più coraggio di andare vicino a quelle reti…. Ma l’orco non poteva sapere che quella valle era magica… Tra gli abitanti vivevano anche molti folletti coraggiosi,che di certo non avevano paura di quella magia nera che era stata portata… E come ben sapete tra i folletti esiste un codice d’onore… Un folletto in difficoltà,viene aiutato da tutti i folletti del modo…. Così, iniziarono ad arrivarne da tutta Italia e, anche da altri Stati…
Tutti i folletti si incontrarono in un bosco, e decisero insieme di avvicinarsi alle reti magiche, per provare a liberare la montagna da quel terribile fortino…. Partirono più volte in tanti, piccoli,giovani,anziani..Scalando sentieri impervi di montagna,attraversando torrenti gelidi… Sotto il sole estivo,con il gelo invernale… Ma..Ogni volta che provavano ad avvicinarsi alle reti magiche, le guardie dell’orco iniziavano a sputare palle di fuoco che sprigionavano un terribile fumo velenoso… E brandendo i loro terribili bastoni… Tanti folletti venivano feriti..e alcuni furono rinchiusi in una torre…ma, questo non li spaventava…Loro sapevano che per combattere l’orco,avrebbero dovuto sopportare tutto questo…D’altronde avevano dalla loro parte il sole che imperterrito continuava a splendere nonostante il fumo,il filo magico e le guardie terribili…Avevano dalla loro parte le montagne,il vento…gli alberi, gli animali…. La loro terra era con loro…e i folletti lo sapevano… Questo bastava a renderli fieri e pronti a difenderla con coraggio e determinazione… …………………………………………………………………………….
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Purtroppo questa favola deve essere interrotta così, perchè non ha ancora il suo lieto fine..Non lo ha oggi..ma lo avrà domani.. Perchè si sa…il male viene sempre vinto dal bene… L’amore vince sempre..Questo stupido orco terribile dovrebbe saperlo!!!! RICORDA: NON IMPORTA CHE TU TI SENTA UN ABITANTE IMPAURITO O UN FOLLETTO MAGICO CORAGGIOSO,L’ESSENZIALE E’ CHE,SE LA STORIA TI E’ PIACIUTA,TU POSSA RACCONTARLA A QUALCUNO CHE ANCORA NON LA CONOSCE…

IL PONTE DI MESSINA, CATASTROFE IDROGEOLOGICA

  
                                                                                                                                                                                                                                                                                  
                                                                                                                               
                                                                                                        di Antonio Mazzeo
Cantieri, linee ferroviarie e arterie stradali, enormi discariche a cielo aperto dove stipare milioni di metri cubi di scavi: tutti da realizzare in aree ad altissimo rischio idrogeologico dove l’erosione dei terreni sembra procedere inarrestabile. Le ultime fiumare da cementificare e trasformare in grandi vie di comunicazione o parcheggi, destinate a straripare in caso di piogge intense ed ingoiare case ed esseri viventi. La lettura delle carte progettuali del Ponte di Messina rivela le mille insensatezze di chi si ostina a tenere in vita il mito-mostro del collegamento stabile sullo Stretto, in un territorio stuprato e annientato da costruzioni selvagge, anonime, prive di spazi verdi o servizi pubblici, squallidi centri-dormitori disumanizzati e disumanizzanti. Un’opera che elude i fragili equilibri idrogeologici di una città non luogo, vulnerabilissima alle frane e alle alluvioni e che, solo due anni fa, ha pagato un terribile tributo per le scellerate scelte di una classe politica inetta e di una borghesia parassitaria, affarista, mafiosa.
Mentre il neopresidente del consiglio Monti, ministri e viceministri-banchieri preferiscono glissare lo spinoso affaire ereditato da Berluconi & C., da Messina arriva un altro autorevole parere sull’insostenibilità ambientale ed idrogeologica del Ponte tra Scilla e Cariddi. Con una nota inviata lo scorso 28 ottobre all’Assessorato alle Infrastrutture e la Mobilità della Regione Siciliana, l’ingegnere Gaetano Sciacca, capo del Genio civile, evidenzia alcune delle criticità irrisolte del progetto e dei relativi collegamenti stradali e ferroviari. “Non si tiene conto, nelle opere di attraversamento delle numerose fiumare, della particolare fragilità idrogeologica del Messinese che è stato, di recente (2007, 2008, 2009, 2010, 2011) più volte, coinvolto da eventi alluvionali di eccezionale intensità e drammaticità con perdite di vite umane”, rileva l’ingegnere Sciacca. “Tali interventi di attraversamento risultano disgiunti da una complessiva, necessaria ed indispensabile messa in sicurezza del sotteso bacino idrografico. Nelle fiumare, tutte caratterizzate da elevata pendenza dell’alveo, si sono registrati, in concomitanza dei citati eventi pluviometrici intensi e duraturi, notevoli quantitativi della portata solida, alimentata dalle centinaia di colate di fango e detriti, che si sono mobilizzate dai versanti, e sono successivamente confluite nelle principali aste torrentizie”.
Secondo il responsabile del Genio civile di Messina vanno dunque previste “adeguate opere di presidio e messa in sicurezza per ciascun bacino idrografico sotteso dalle fiumare attraversate, con interventi mirati alla mitigazione del rischio nelle aree, peraltro, classificate a pericolosità e a rischio idraulico”. Proprio a causa della fragilità idrogeologica del territorio e alla ricorrenza di violenti eventi alluvionali in tempi ravvicinati, l’ingegnere Sciacca spiega di non condividere la scelta di allocare i cosiddetti siti di “recupero ambientale” - come il fantasioso giro di parole dei progettisti denomina le discariche dei materiali - “nell’ambito di strette ed incassate vallecole solcate dai tratti distali delle fiumare, e costituite da terreni granulari, non coesivi e quindi facilmente erodibili”.
“I suddetti siti ricadono o su aree in cui a valle sono preesistenti arterie stradali (la “Panoramica dello Stretto”) o su aree in cui è presente un più o meno fitto grado di urbanizzazione con edifici e case”, lamenta il capo del Genio civile. “Non vengono poi indicate le piste di servizio che consentono, in sicurezza, il raggiungimento dei siti di recupero che sono posti in zone acclivi e di difficile raggiungimento. Il recapito finale delle acque di raccolta nei suddetti siti avviene lungo gli alvei-strada che sono una delle principali cause di danni a persone e cose. Conseguentemente, si è dell’avviso che debba essere rivista l’ubicazione delle aree in cui essi sono stati ubicati”.
L’ingegnere Sciacca si recava il successivo 4 novembre a Palermo per partecipare alla conferenza dei servizi organizzata dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente. Di fronte ai rappresentanti del consorzio d’imprese aggiudicatario dei lavori del Ponte (Eurolink) e della Società Stretto di Messina, il funzionario sollevava nuovamente il tema della fragilità idrogeologica del territorio interessato dai lavori del Ponte, rilevando ulteriori problematiche riassunte in una nota che lo stesso Sciacca avrebbe poi inviato l’8 novembre al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. “Lungo gli assi viari “Annunziata”, “Papardo” ed “Europa” verranno indirizzati gran parte dei mezzi gommati pesanti di cantiere”, scrive Sciacca. “Trattandosi di alvei tombinati, presentano due ordini di problemi: di carattere prettamente strutturale e idraulico, quanto alla capacità di contenere gli eventi di piena in caso di precipitazioni a carattere eccezionale tipo “bombe d’acqua”. I citati assi viari, nient’altro che torrenti da tempo coperti, sono costituiti da impalcati che vanno preventivamente verificati ai fini statici, costituendo altresì infrastrutture strategiche ai fini di Protezione Civile. Sono da ritenersi carenti dal punto manutentivo e conseguentemente, un loro ulteriore utilizzo, dovuto ad un incremento dei carichi mobili dei mezzi pesanti, ne potrebbe compromettere la stabilità”.
Il Genio civile definisce “inopportuna e peraltro in evidente contrasto con la sensibilità ambientale”, l’esigenza degli amministratori comunali di “cementificare ulteriormente il territorio, e nel caso specifico di coprire i torrenti “Papardo” e “Annunziata”, ritenendo di risolvere i problemi viari che affliggono la città, nonostante i tragici eventi che hanno interessato il territorio” (il nubifragio che ha spazzato via Giampilieri e Scaletta o la recente alluvione di Genova). “Se opere infrastrutturali devono realizzarsi a Messina”, conclude Sciacca, “le stesse devono innanzitutto mitigare, attenuare, incrementare il grado di sicurezza del territorio e giammai aumentarne le criticità”.
Ulteriori “interferenze” delle opere stradali e ferroviarie con le aree a pericolosità geomorfologica della sponda siciliana sono state rilevate dagli esperti delle associazioni ambientaliste (FAI, Legambiente, Italia Nostra, MAN e WWF) che hanno analizzato il progetto “definitivo” del Ponte. Dal confronto per sovrapposizione della cartografia del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico con la tavola progettuale SB0003_FO-dwf, emerge ad esempio che alcune opere di collegamento interferiscono con due aree a pericolosità moderata e una a rischio medio. Si tratta in particolare, nei primi due casi, della strada compresa tra le località Lido Mortelle e Semaforo Forte Spuria, caratterizzate da dissesto attivo ed erosione accelerata, e dell’opera ferroviaria in località Ficarazzi, soggetta a franosità diffusa. Di pericolosità media è invece la strada in località Piano dei Greci, zona “Annunziata”, soggetta a dissesto attivo e deformazione superficiale lenta.
Tra gli elaborati del progetto compare proprio una relazione geomorfologica che descrive accuratamente il dissesto attivo di cui è vittima l’area dell’“Annunziata” di Messina, evidentemente tenuta in scarsa considerazione dai Signori del Ponte. Lo studio geologico, esteso ad un tratto di versante significativo, mette in evidenza una situazione piuttosto preoccupante circa la pericolosità del dissesto attivo. Si afferma in particolare che uno dei corpi di frana, il più antico, pur essendo inattivo rispetto ad agenti naturali, può comunque essere riattivato antropicamente qualora interventi di scavo e/o modifica della morfologia di versante possano ripristinarne la libertà cinematica. I restanti due corpi di frana, essendo già attivi, “possono invece essere portati in condizioni di maggiore disequilibrio da eventuali interventi che ne potrebbero causare la riattivazione e/o l’accelerazione del movimento”.
Ciononostante, proprio sopra il torrente “Annunziata” dovrebbe sorgere il “sito di recupero” numero 3, in cui si prevede di depositare oltre 720 mila metri cubi di materiali di scavo. Neanche tanto in fondo: in località “Bianchi”, presso cui si trova il torrente Guardianella, si è pensato di ricavare una discarica di detriti ed inerti per 2.122.694 metri cubi (o 2.363.000 come si legge in altro elaborato progettuale!). La follia dei pontisti non conosce limiti…



Lode della dialettica - Bertolt Brecht





L'ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.


Gli oppressori si fondano su diecimila anni.


La violenza garantisce: Com'è, così resterà.


Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda


e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.


Ma fra gli oppressi molti dicono ora:


quel che vogliamo, non verrà mai.



Chi ancora è vivo non dica: mai!



Quel che è sicuro non è sicuro.



Com'è, così non resterà.


Quando chi comanda avrà parlato,


parleranno i comandati.


Chi osa dire: mai?


A chi si deve, se dura l'oppressione? A noi.


A chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.


Chi viene abbattuto, si alzi!


Chi è perduto, combatta!


Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?


Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani


e il mai diventa: oggi!