domenica 26 febbraio 2012

Cassa integrazione o reddito minimo garantito


Con la raccomandazione 92/441 CEE sulla garanzia minima di risorse, già nel lontano 24 giugno 1992 l’Europa aveva invitato gli stati membri, ad adottare il reddito minimo nei loro sistemi di welfare.
Nel 2000, allora ministro Livia Turco, prova a mettere in pratica (in via sperimentale) la raccomandazione dell’Europa, ma viene bloccata quasi subito (come al solito cade il governo, vince Berlusconi…e il resto è noia…)
Nel tempo tutti gli stati si sono adeguati, (persino Spagna e Portogallo), e ne sono rimasti fuori la Grecia, l’Ungheria e l’Italia…
Il nuovo ministro del welfare Enza Fornero, per essere in linea con le politiche sociali dell’Europa, torna all’attacco con una proposta sul reddito minimo garantito, ma intorno al tavolo di lavoro dove partecipano anche Confindustria ed i sindacati scende il gelo….e mentre Confindustria ha paura che un simile modello di ammortizzatore sociale costi troppo e rischia di disincentivare il lavoro ( ma soprattutto non si potrebbe più sfruttare oltre limite nessuno ), i sindacati sono convinti che il reddito minimo garantito sia un provvedimento assistenzialista, che non incoraggi seriamente il lavoratore a cercare una nuova occupazione ( o molto probabilmente toglie a loro il contributo delle tessere nel periodo di CIT  dove  in pratica il lavoratore è già disoccupato ).
Come ammortizzatori sociali abbiamo la cassa integrazione, che consistente in una prestazione economica in favore dei lavoratori non impiegati o impiegati a tempo ridotto dall’azienda, in modo di venire incontro alle aziende che si trovino in momentanea difficoltà, sgravandole in parte dei costi della manodopera temporaneamente non utilizzata.
La cassa integrazione è di due tipi:
- ordinaria, attivabile a fronte di eventi transitori non imputabili all’imprenditore o agli operai ed è erogata dall'Inps, per una durata di massimo 52 settimane, prorogabile di ulteriori 13 più 13 settimane, con una retribuzione globale non superiore all’80% dello stipendio;
- straordinaria, disposta in caso di crisi aziendale, ristrutturazione, riorganizzazione aziendale, in caso di fallimento o liquidazione coatta e viene erogata dal Ministero del Welfare. Ne hanno diritto le aziende con più di 15 dipendenti al momento della richiesta di tale finanziamento, in accordo con le rappresentanze sindacali, per una durata di 12 mesi, prorogabile per altri 6 mesi e comunque non oltre i 36 mesi nell’arco di 5 anni.
Questo modello di sussidio permette di mantenere un rapporto contrattuale tra azienda e dipendente, gestito dai sindacati, e che potrebbe riprendere il posto di lavoro se la crisi passa, ma che allo stesso tempo non copre tutte le categorie di lavoratori, benché l’impegno (scarso) di estenderlo a tutti.
Il reddito minimo garantito invece è una forma di sostegno economico finalizzato a consentire a ciascuno di soddisfare i propri bisogni di base e ne dovrebbero beneficiare coloro che non hanno un lavoro perché lo hanno perso oppure i giovani in cerca di un primo impiego o coloro che hanno un reddito troppo basso per sopravvivere (molti paesi hanno adottato questa forma di aiuto sociale).
Il reddito minimo sarebbe un aiuto concreto per tutti i disoccupati (e non solo alcune categorie), che oggi varia da paese a paese, ma se ben strutturato potrebbe, al contrario di quanto detto dalla Confindustria e parti sociali, incentivare il lavoro.
Oggi la cassa integrazione non da la certezza di riavere il posto di lavoro che si aveva, ma spesso si finisce per essere in ogni caso mandati via, senza parlare che a questo sussidio i lavoratori delle piccole imprese non ne hanno accesso.
Certo, l’alternativa alla cassa integrazione è il licenziamento perché non si possono sostenere entrambi modelli di ammortizzatori sociali, ma il lavoratore si troverebbe con un reddito garantito che  gli permetterebbe di cercare un altro impiego con più tranquillità senza farsi sfruttare per necessità.
E’ anche vero però che per dare modo al lavoratore di cercare un posto di lavoro, si devono ritirar fuori gli uffici di collocamento e limitare i tipi di contratto, favorendo quelli a tempo indeterminato, facendoli diventare più cari quelli a tempo determinato e abbassare l’età entro quale un lavoratore può essere assunto come apprendista….e questo dovrebbe essere l’inizio della riforma… E fare delle regole semplici e comprensibili che spieghino i requisiti necessari per avere diritto al reddito minimo garantito e a che cifra ammonterebbe (negli altri stati si parte da un minimo di 350 euro fino ai 800 euro dell’Irlanda).
La domanda a questo punto è lecita! I sindacati si oppongono effettivamente perché  sanno che in questa maniera perderebbero la centralità di richiesta e gestione della cassa integrazione a favore di pochi con tutto quello che segue a loro favore?  E la Confindustria che  sa che in questa maniera salterebbero tanti aiuti a fondo perduto a favore  delle aziende e nello stesso contempo finirebbero tante piccole ( diciamo così ) forme di sfruttamento su lavoro?
Ai posteri l’ardua sentenza ben sapendo che in Italia l’inciucio è all’ordine del giorno ed a pagare è sempre PANTALONE…………………………………………………………………………………………………………………………………..

Emilia

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