lunedì 19 dicembre 2011

Equità


Dopo l’enunciazione della manovra operata dal governo Monti, possiamo fare alcune considerazioni al riguardo:
1) è ovvio e scontato che la situazione economica dell’Italia era - ed è – molto grave, di conseguenza bisognava – e bisogna – operare in fretta per porvi rimedio, considerato che il governo precedente ha peggiorato la situazione ed ha fatto perdere tempo;
2) l’agire in fretta non deve portare però ad operare in modo non equo. Risanamento ed equità sociale sembra essere il motto del nuovo governo. Con la manovra messa in atto è probabile che entro il 2013 si arrivi al pareggio di bilancio, per quanto concerne l’equità però siamo lontani dal suo raggiungimento. Un governo che non si batta con tutte le sue forze a favore della giustizia sociale, oltre a non essere equo, non potrà mai raggiungere, in maniera seria e decisa, nemmeno una sana economia duratura e quindi una sostenibile qualità della vita in tutti i suoi aspetti;
3) la manovra, da 20 miliardi circa, si basa per un buon 70% su imposizioni fiscali, meno sui tagli agli sprechi, anche là dove sarebbe stato possibile ed utile farlo;
4) si scopre solo oggi che, senza gli interventi previsti, saremmo alla bancarotta e nell’ impossibilità di pagare gli stipendi. Domanda: come mai nessuno dei grandi partiti se ne è accorto e perché, in tal caso, non ha informato gli Italiani?
5) d’accordo che la previdenza andava riformata, ma se per i parlamentari sono sacrosanti i diritti acquisiti, perché non lo sono anche per i cittadini? Perché non vengono adeguate al costo della vita almeno le pensioni più basse (fino a 1000 euro al mese non si tratta certo di pensioni “alte”)? Le tasse riguardano ancora una volta, come sempre, la casa, i carburanti, l’aumento dell’IVA. Ciò comporterà un altro aggravio, cioè il costo delle merci ( il nostro trasporto è quasi tutto su gomma) ed un’ulteriore evasione a causa dell’aumento dell’IVA, che i cittadini non possono scaricare. L’ICI, che diverrà IMU, colpirà ancora la prima casa, con rivalutazione degli estimi catastali. Per le seconde case poi (giusto tassarle) in proporzione pagheranno di più coloro che hanno meno reddito. A ciò si aggiunga il fatto che in Italia i servizi sono forse i più costosi in Europa (telecomunicazioni, carburanti, energia elettrica, gas, autostrade, trasporti ecc.) e non sono certo estremamente funzionanti. Si pensa ad alcune grandi opere, ma nel contempo si tagliano i fondi per i treni usati dai pendolari, per cui si è sempre obbligati a ricorrere all’auto ed a vedersela con i rincari della benzina. La sanità, settore che tutto sommato ancora regge, è nuovamente aggravata da ticket e da tagli. Si è prevista (bene) un’imposta una tantum sui capitali rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale, ma poco o nulla si fa contro la grande evasione. Non si è avuto il coraggio di imporre una patrimoniale sui grandi patrimoni. La scusante: i grandi capitali e gli evasori la farebbero comunque franca. Domanda: che garanzie dà un governo che interviene sulle pensioni (così come ha fato) e non sconfigge l’evasione?


6) sui costi della politica si sarebbero potuti prevedere alcuni interventi a costo zero: 
a) diminuire le spese correnti per la Camera ed il Senato – b) togliere i rimborsi elettorali (alias finanziamenti ai partiti), che non hanno di certo fatto diminuire la corruzione – c) esigere bilanci chiari, trasparenti e leggibili – d) pubblicare non solo i redditi dei parlamentari e dei titolari di cariche elettive, ma anche gli interessi economici che fanno capo a ciascuno. Altrettanto per i contributi privati ai partiti ed ai singoli politici – e) porre un tetto ai costi per gli apparati regionali: alcune regioni costano ai contribuenti 8 euro, altre, 50 volte tanto – f) porre un tetto anche per le retribuzioni dei dirigenti pubblici; Prodi fissò 289 mila euro l’anno;
7) qualcosa è stato pensato per lo sviluppo, ma solo pensato, speriamo quindi che si continui in maniera totalmente diversa. Stesso discorso anche per l’ambiente, che vale salute e danaro.
La prima impressione è che la famosa equità sia ancora lontana, così come l’auspicata crescita. Auguriamoci che nei prossimi mesi il governo Monti sia maggiormente propositivo ed innovativo e magari provi a porre sul tappeto anche la legge elettorale ed il conflitto di interessi. Se così non sarà, sembrerebbero aver ragione coloro che hanno parlato di governo indirizzato dai poteri forti.

Stefano

Democrazia diretta, comunismo ed anarchia cosa le accomuna e cosa le divide

 Analogie e differenze tra i termini democrazia diretta, anarchia, comunismo ? Provo a rispondere in maniera sintetica.


Per farlo bisogna tenere conto di 3 elementi:
1- chi prende le decisioni politiche
2- come si prendono le decisioni politiche
3- il rapporto con i beni e le cose (lato politico-economico)


Democrazia diretta
---------------------------
1) il popolo prende le decisioni, questo significa che alcuni soggetti possono essere esclusi (per es. nella democrazia diretta greca le donne non potevano votare)


2) direttamente votando sugli argomenti previsti all'ordine del giorno


3) non è previsto niente a priori. Potrebbe non esserci uno Stato e quindi viene a perdere il discorso delle cose pubbliche e private.


Anarchia
-------------
1) Tutti. Nessuno può essere escluso dalle decisioni.
2) Società basata sul dialogo. Non è detto che il voto sia lo strumento per prendere le decisioni. E' l'unanimità che assicura che una qualsivoglia decisione politica diventi realtà dei fatti.
Alcuni gruppi anarchici utilizzano la maggioranza dei 2/3 ... questo però va un po' contro ai principi anarchici.
3) La proprietà è un furto perchè nega il possesso agli altri. Nessun bene appartiene a qualcuno. Autogestione delle risorse esistenti e dei processi produttivi: autoproduzione individuale e collettiva.
L'economia non è programmata perchè non esiste un organo centrale che decide per tutti.
Si tratta di un'economia di auto-sussistenza che non garantisce benessere, ma sopravvivenza. I beni materiali sono considerati "illusori" e si tende a soddisfare solo i bisogni strettamente necessari alla vita.


Comunismo (sovietico:leninismo e stalinismo)
-----------------
1) il popolo prende le decisioni, questo significa che alcuni soggetti possono essere esclusi Come anche nelle nostre democrazie, chi commette reati (passato in giudicato) non può farsi eleggere e votare.
2) per rappresentanza come nelle nostre democrazie, non è un mistero che loro si autodefinissero "democrazie" a loro volta.


Ovviamente non esistevano sistemi partitici, ma semplicemente 1 partito con tanti rappresentanti.


Il partito è lo Stato e lo Stato è il partito. 


Il sistema leninista e staliniano erano nemici del parlamentarismo.


L'organo supremo era il Comitato centrale il quale stabilisce l'ordine del giorno dell'assemblea parlamentare, delibera sulle leggi più importanti, propone all'assemblea le nomine ecc. Il comitato centrale, inoltre, avvalendosi dell'apparato posto alle sue dipendenze, esercita una funzione di controllo non solo sugli organi del partito ma anche su quelli dello stato.


Il comitato centrale è essenzialmente organo del partito e dello Stato.
Corrisponde ai consigli nazionali dei partiti italiani.


Esisteva il parlamento, ma si trova a ratificare le decisioni assunte nel comitato centrale.


Alla base ci stavano i kolkoz ("fattorie collettive") e i sovkoz ("fattorie sovietiche"): il popolo.


Il popolo votava il comitato centrale e il parlamento. Il comitato centrale votava il Politburo (Ufficio Politico) e il Segretario Generale (la più alta carica del partito e dello Stato).


Il Segretario Generale era il nostro Primo Ministro (organo esecutivo).
Il Parlamento ed il comitato centrale gli organi legislativi.


Il comitato centrale era l'organo centrale del partito e dello Stato, di raccordo tra popolo e potere politico.
Svolgeva anche funzioni di controllo e di pubblicità (propaganda?) nei confronti dell'opinione pubblica.


3) Non esiste la proprietà privata. L'economia è programmata: la produzione di beni e servizi rispetta un piano pluriennale fatto per decidere il lavoro necessario a dar da mangiare a tutti e garantire il benessere. Lo Stato si preoccupa di valutare ogni persona per assegnargli il ruolo (quale lavoro) nella società.
Non esiste disoccupazione.
Tutta la vita economica individuale (spese assicurazione, salute...) era tutta a carico dello Stato il quale metteva tutto in conto nel piano economico

Stefano